DANNO DA FUMO


CASSAZIONE: STORICO VERDETTO?

M.S. aveva fumato dal 1950 venti sigarette al giorno e solo nel 1988 per le insistenze del medico curante aveva smesso di fumare. M.S. era deceduto di un tumore polmonare nel 1991. I famigliari di M.S. imputavano la responsabilità della sua morte al Monopolio di Stato che non aveva provveduto a rendere noto con apposite informazioni la natura gravemente nociva del fumo impedendo al loro congiunto di venire a conoscenza dei rischi che correva per la propria salute.

La domanda di risarcimento in primo grado veniva rigettata, la Corte d’appello di Roma ribaltava la decisione. Secondo la Corte d’appello l’attività di produzione e commercializzazione di sigarette integra esercizio di attività pericolosa e l’Amministrazione dei Monopoli, avrebbe dovuto adottare tutte le misure idonee ad evitare il danno informando sulla nocività del fumo, anche eventualmente con fogli illustrativi.

La Cassazione con la recentissima sentenza del 30 ottobre 2007 ha confermato la decisione della Corte d’appello di Roma precisando la sussistenza di ulteriore danno esistenziale risarcibile per i famigliari. Ma è davvero storico il verdetto della Suprema Corte?

Sicuramente la qualificazione dell’attività di produzione e commercio di tabacchi come attività pericolosa è corretta. Il tabacco infatti costituisce concreto e attuale pericolo per la salute.

Non pare tuttavia che le sentenze di cui si tratta rispondano al quesito: è sufficiente che le multinazionali del tabacco per andare esente da responsabilità dimostrino di avere informato il consumatore dei possibili rischi per la sua salute? La scienza medica ha dimostrato la dipendenza dalla nicotina del fumatore sin dalle prime boccate, dipendenza che ovviamente limita la libertà di scelta.

Negli Stati Uniti i consumatori sin dagli anni Novanta hanno contestato che le informazioni sul pacchetto di sigarette fornite dalle compagnie produttrici del tabacco potessero venire ritenute mezzo sufficiente e adeguato per proteggere dai danni del fumo; questo per il pericoloso effetto di dipendenza provocato dal consumo del tabacco, il quale esclude e limita la libertà di scelta della persona che inizia a fumare. Negli USA i produttori delle sigarette hanno concluso con i consumatori accordi per il rimborso delle spese mediche necessarie alle cure dei pazienti affetti da patologie correlate al fumo e nel 2004 il Governo degli Stati Uniti ha agito contro Philip Morris. Da noi quando accadrà qualcosa del genere?